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Elogio della normalità

di Ilaria Scala - 29/6/2010

Magari da Parolae vi sareste aspettati un alligatore sul Premio Nobel Saramago, morto la scorsa settimana.

Ma in redazione ci siamo guardati e ci siamo detti: noi Saramago lo conosciamo poco, lasciamo ad altri l’onore e l’onere di ricordarlo. Ci siamo anche detti, a onor del vero: chissà quanti ne parleranno conoscendolo poco, chissà quanti lo piangeranno senza averne letto nulla. Noi non siamo così, noi non ci pagano a pagina (non ci pagano per niente, in verità, e questo è il nostro bello), e possiamo permetterci il lusso di scrivere solo di cose di cui sappiamo almeno un poco.

Di Pietro Taricone un poco sappiamo, nonostante fosse un prodotto di quel mezzo – la televisione - di cui quasi mai val la pena di parlare su queste pagine.

Sappiamo che si era imposto all’attenzione del pubblico come primo personaggio del primo Grande Fratello, interpretando la parte del macho un po’ buzzurro dal cuore mezzo duro e mezzo tenero. Sappiamo che, una volta spentisi i riflettori nella Casa, si era rifiutato di partecipare al circo delle presenze a gettoni nelle trasmissioni Mediaset, ribellandosi alle clausole del contratto che lo pretendevano fedele al suo personaggio, a ingrossare le fila dei profeti del nulla che parlano del nulla tra loro. Sappiamo che voleva recitare. E che, uscito dal GF, ebbe la non convenzionale idea di mettersi a studiare, per riuscire nel suo intento. Intendiamoci, non che fosse diventato Lawrence Olivier, ma in un mondo in cui tutti pensano che per esserci e restarci basti avere una faccia conosciuta, e che studiare sia perciò una perdita di tempo e denaro, uno che decide di sparire per cercare di migliorarsi, e di tornar fuori solo quando si sente pronto, rappresenta un’eccezione romantica.

Di Taricone sappiamo anche che aveva recitato, alfine, in un paio di film (tra cui il Ricordati di me di Muccino) e in parecchie fiction tv, facendo sempre una figura dignitosa (memorabile il personaggio di Ermanno in Tutti pazzi per amore, ritratto autoironico dello sciupafemmine imbranato ed incolto che le femmine della serie, ben più in gamba di lui, finiscono per sciupare senza pietà).

E sappiamo anche che da anni viveva ritirato, in campagna, fedele alla donna della sua vita (ormai è il caso di dirlo, ahimè), l'attrice Kasia Smutniak, che gli aveva dato una figlia 5 anni fa. Che i due non parlassero volentieri della loro vita privata (cosa che avrebbe amplificato la risonanza, e dunque forse la carriera, di entrambi), che non condividessero necessariamente il set né il jet set, che della loro bambina non si trovi sui giornali una foto che sia una, sono tutte prove del fatto che Pietro Taricone fosse, dopo tutto, nient'altro che una persona normale. In un mondo che di normale ha ormai tanto poco, si tratta di un bel pregio.

E ci dispiace che la sua presenza-assenza nella narrativa mediatica oggi abbia smesso per sempre di farci sorridere.

P. Taricone

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