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Jools and Jim

di Beppe Giuliano - 20/02/2006

Pensavo di scrivere degli Who e di Pete, visto che in questo periodo praticamente non ascolto altro.

Poi ho pensato che tanti l’hanno già fatto, e sicuramente meglio.

Poi mi sono svegliato, stamattina, con in mente il verso di una canzone.

Dice “Anyone can have an opinion”. E mi pare un gran verso d’esordio per una canzone. Tutti possono avere un’opinione.

La canzone si chiama 'Jools and Jim’. Ho pensato di raccontare questa canzone.

Perché è molto bella, intanto. Tirata, e la voce sottile di Pete la rende benissimo.

Perché ha un titolo cinematografico (non ricorda la nouvelle vague?).

Perché non è la più famosa di Pete (non sta neanche nel suo “best of”, infatti).

Perché è rabbiosa, come solo le sue canzoni migliori sanno essere.

Perché onora Keith Moon (che amme mi sta simpatico; e come potrebbe essere altrimenti?).

(Anche perché, grazie al cielo, non l’han sostituito con Phil Collins, come minacciato. Ma questa è ancora un’altra storia).

 

'Jools and Jim' sta in un disco del 1980 intitolato Empty Glass. Un disco decisamente bello, con una copertina decisamente brutta (ma ne ho viste di peggio, nei dischi solisti di Pete).

I destinatari della canzone, la Jools e il Jim, sarebbero due giornalisti rock (nel senso di autori di genere, non secondo la definizione recentemente portata alla moda da un vecchio cantante nostrano).

I due si chiamano Julie Burchill e Tony Parsons. La canzone, infatti, doveva essere ‘Jools and Tone’. Poi Pete decise di cambiare il titolo perché “non è direttamente su di loro; è sul prendere una posizione e sul credere in quel che si legge.” (questa e altre citazioni vengono da un’intervista pubblicata sul NME nel 1980)

I due avevano da poco pubblicato e stavano pubblicizzando un libro di “obituary” (un genere che adoro, fra l’altro) di musicisti rock. E Tony, promuovendo il libro dichiarò al Guardian: “Fanculo Keith Moon, stiamo meglio senza di lui. Stronzo decadente che guidava Rolls Royce dentro le piscine, se quello è il rock’n’roll, chi ne ha bisogno?”

La risposta di Pete sta in un paio di versi:

"Typewriter tappers / You're all just crappers / You listen to love with your intellect"

"Schiacciatasti della macchina da scrivere / Siete solo degli spalamerda / Ascoltate l’amore col vostro intelletto,”  si potrebbe tradurre.

Nell’intervista all’NME, peraltro, Pete dichiarò di apprezzare il libro dei due. E disse una cosa molto intelligente (come gli succede sovente), che mi provo a tradurre:

“Their book is about hypocrisy pretty exclusively, but I think you can accuse anybody of hypocrisy and be right. I think everybody’s a hypocrite in one way or another. There is no bigger sin than hypocrisy, but then there’s no more common one. Calling someone a hypocrite is the height of hypocrisy.”

“Il loro libro è quasi tutto sull’ipocrisia, ma io penso che tu possa accusare chiunque di essere ipocrita avendo ragione. Credo che ognuno sia ipocrita in un modo o nell’altro. Non c’è peggior peccato dell’ipocrisia, ma nessun peccato è più diffuso. Chiamare qualcuno ipocrita è il massimo dell’ipocrisia.”

 

Nel frattempo la canzone è finita. La devo rimettere. È la quinta del lato A. Buon ascolto.

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Il Pete di cui si parla è Pete Townshend. Gli è successo di scrivere l’epitaffio della musica rock. E l’ha fatto a soli vent’anni (dicono l’abbia fatto proprio il giorno del ventesimo compleanno, il 19 maggio 1965).

L’epitaffio della musica rock è il verso “I hope I die before I get old” (Spero di morire prima di diventare vecchio), naturalmente.

Oltre che musicista, è stato editor di Faber and Faber (sì, proprio l’editore di T.S. Eliot) e autore di una raccolta di short stories oblique e affascinanti tradotte da Laura Pugno per MinimumFax.

Pete Townshend è il chitarrista degli Who.

Keith Moon è morto nel 1978. Ucciso, beffardamente, non dalle droghe di cui aveva abusato per anni, ma da farmaci regolarmente prescritti per combattere l’alcolismo. Sì, è vero, all’autopsia trovarono più di trenta pastiglie, di cui oltre venticinque intatte. Ma lui era notoriamente sregolato. Non per niente a lui è ispirato Animal, il batterista dei Muppet il cui motto è "Drums. Women. Food."

Keith Moon era il batterista degli Who.

Credo che tutti conoscano gli Who. Secondo me basta ascoltare loro, i Beatles e i Kinks, per sapere tutto quel che c’è da sapere, di qua dall’Atlantico. Secondo molti erano solo il gruppo di accompagnamento di Pete: un’opinione che si può condividere o meno. Tutti possono avere un’opinione.

 

P. Townshend, 'Jools and Jim', in Empty Glass,
1980

per i testi: http://www.wdkeller.com/index20.htm

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