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Vivi e lascia morire,
ovvero: C’era vita dopo i Beatles?

di Beppe Giuliano - 19/3/2009

“John voleva stare in un sacco o non so cosa, e Paul voleva stare nella sua fattoria o che, ed è dura immaginarsi di portare avanti un rapporto quando si è così diversi, e uno dei due è in un sacco.”

(da Nick Hornby, Non buttiamoci giù)

 

Adesso che due di loro sono andati per sempre, uno continua a godersi la vita, e il quarto - anzi, il primo (della classe) - si risposa di continuo - e per di più si tinge i capelli; e che son passati quarant’anni giusti dalle ultime registrazioni insieme (mi fa fin effetto a scriverlo; e non si considerano quelle postume di una quindicina di anni fa, quelle “farlocche” per l’Anthology), ci si può infine chiedere cos’è stato - musicalmente - dei Beatles dopo i Beatles?

No, perché all’epoca, cioè quando erano già “i Beatles dopo i Beatles”, ma non ancora “i sopravvissuti - in parte - ai Beatles dopo i Beatles”, quando ero ragazzino io, voglio dire, alla fine degli anni settanta, non è che la loro musica fosse stimatissima. Per dire: da ‘Otello’ - IL negozio di dischi, in Alessandria, allora - i dischi “dei Beatles dopo i Beatles” non li vendevano proprio (come non vendevano la disco-music, o gli italiani non-cantautori...).

Poi venne l’8 dicembre 1980 - non devo stare a ricordarvi quel che successe, vero?... e il 9 dicembre 1980 - quel che successe fu che a scuola, nell’intervallo, Elisabetta mi disse, sconvolta: “hai sentito?” e io seppi solo darle una risposta-del-cavolo, proprio come Paul lo stesso giorno - lui con tutti i giornalisti del mondo, per cui la sua risposta-del-cavolo (“a drag, isn’t it?”, cioè, più o meno, “una scocciatura, no?”) causò molto più clamore della mia risposta-del-cavolo, anche se Elisabetta, che mi piaceva parecchio, mi tolse il saluto, e insomma...

Insomma, si può provare a pensare ai dischi che hanno inciso (principalmente negli anni settanta), cercando di farci un’idea obiettiva.

Incominciamo da Paul, anche perché fu lui il primo a uscire con un disco tutto suo (proprio tutto, dato che suonava ogni strumento), al momento dell’ufficializzazione dello scioglimento, nella primavera del 1970. Fu anche l’unico a mettere in piedi un altro gruppo, i ‘Wings’, che seppero affermarsi discretamente per conto proprio, fecero tournee partendo dai piccoli locali (una scelta mica da ridere per uno abituato a essere un Beatle, cioè “più popolare di Gesù” secondo la celebre affermazione di John) fino a un eclatante tour mondiale a cavallo fra il 1975 e il ’76, celebrato da un triplo disco (‘Wings Over America’) che oltre a essere il primo triplo mai acquistato da me (una spesa folle per un tredicenne, credetemi) rimane una delle migliori incisioni “dei Beatles dopo i Beatles”.

Ed è siglato Wings, anche se oltre a Paul e a Linda (per i più giovani: era sua moglie, quella vera, non le attuali avide sostitute) l’unico altro musicista era Danny Laine (il buon gregario dell’avventura Wings), ‘Band on the Run’, il miglior disco del Macca da solo, e probabilmente il miglior disco in assoluto “dei Beatles dopo i Beatles”. Paul, di certo, ha trasportato nella carriera “dopo” la fantastica capacità di scrivere gioielli pop, dunque le sue canzoni che si salvano sono tante, da Maybe I’m Amazed del ’70 almeno fino a My Brave Face dell’89 (anno in cui iniziò un altro epico tour mondiale), un arco di tempo in cui ha pubblicato più di quindici ellepi e una sessantina di singoli, peraltro non tutti memorabili. E la discografia dagli anni ottanta in avanti, senza rarefarsi, è indubbiamente divenuta vieppiù superflua.

Non so se vi capita di attendere in linea, mentre dal telefono esce la musica d’attesa (dà fastidio, lo so bene, questo): almeno la metà delle volte la musica è Imagine. Naturalmente, non aveva in mente un simile utilizzo, John, quando la scriveva (gli è davvero venuta bene, no?). Erano i suoi ultimi mesi in Inghilterra, con all’attivo un paio di singoli notevoli (Cold Turkey, Instant Karma), una canzone già nata “antemica” (Give Peace a Chance), un disco sofferto e molto bello (‘Plastic Ono Band’, omonimo del suo gruppo “virtuale”) e alcuni imbarazzanti lavori con la moglie (giusto per... ascoltatevi Don't Worry Kyoko (Mummy's Only Looking for Her Hand in the Snow), nei quasi cinque minuti del live a Toronto o, se dovete espiare, nei sedici buoni di ‘Some Time in NYC’).

Poi se ne andò (se ne andarono: dove andava John, andava Yoko - meglio, viceversa) a New York, divenne un idolo degli ambienti “radical” americani e un nemico della cricca di Nixon, nella sua isola natia presero a considerarlo una specie di vecchia popstar un po’ rimbecillita, incise dischi non male, ma nulla di epocale (comunque, la miglior discografia complessiva messa assieme da uno dei quattro)... fino al fatale 8 dicembre 1980, accaduto dopo un lustro passato a fare il casalingo e un ritorno alle incisioni in comproprietà con Yoko, per un ultimo lavoro (‘Double Fantasy’) difficile da giudicare, visto quel che è successo, ma in cui almeno un paio di sue canzoni (Watching The Wheels, Beautiful Boy (Darling Boy)) sono memorabili.

George, come noto, negli ultimi anni del gruppo preferiva starsene da qualche parte a suonare il sitar, o a casa di Clapton (che intanto si innamorava di sua moglie Patti e ci scriveva Layla) o in giro con gli amici Delaney e Bonnie. Intanto migliorava come compositore (Something e Here Comes The Sun sono gli ultimi, eccezionali, contributi a ‘Abbey Road’); e lo dimostrerà immediatamente, col triplo ‘All Things Must Pass’ del 1970, avvio però d’una carriera solista tutta in discesa, cui si interesserà sempre meno, e che si fa ricordare quasi solo per l’esperienza dei Traveling Wilburys, il super-gruppo d’amici con Dylan, Petty, Orbison e Lynne.

Ah, resta il buon vecchio Ringo. Un paio di canzoni carine, con un piccolo aiuto dai suoi vecchi amici, specie Goodnight Vienna e I’m The Greatest di John...

 

Qualche disco da ascoltare (se vi va):

- John Lennon/Plastic Ono Band (1970)

- George Harrison - All Things Must Pass (1970)

- John Lennon - Some Time in New York City (with Yoko Ono) (1972)

- Paul McCartney and Wings - Band on the Run (1973)

- Ringo Starr - “Ringo” (1973)

- John Lennon - Rock 'n' Roll (1975)

- Wings Over America (1976)

- George Harrison - Thirty Three & 1/3 (1976)

- Paul McCartney -Tripping the Live Fantastic (1990)

 

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