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Angeli sui treni

di Ilaria Scala - 16/3/2005

Adesso basta scherzare. Parolae è maturo abbastanza per affrontare una questione veramente spinosa: il degrado cronico degli Eurostar. La nostra più grande delusione in fatto di treni. La nostra illusione (effimera) di essere diventati un paese normale, dove i treni arrivano in orario anche in democrazia (perchè certo, a dover scegliere...).

E invece niente da fare. O la democrazia o la puntualità dei treni. La triste storia degli Eurostar, che riassumiamo in questo triste articolo, ne è la triste prova.

I treni Eurostar sono stati inaugurati anni fa come "treni di lusso": erano i più belli, i più veloci e i più costosi (molto più costosi degli altri, all'epoca). Erano gli unici con prenotazione obbligatoria, quindi gli unici in cui il posto a sedere era garantito per tutti.

Erano - dovevano essere, a quel prezzo - i più puntuali. La politica aziendale (comprensibile, ma condivisibile fino a un certo punto) fu di sacrificare la puntualità di tutti gli altri treni alla puntualità degli Eurostar. Il passaggio dell'Eurostar aveva priorità su tutto (come se il Cliente che paga un Intercity fosse un po' meno Cliente di quello che paga l'Eurostar. Come se l'orario di partenza e di arrivo degli Intercity, dei Regionali e dei Diretti fosse un optional, e non un'informazione su cui contare).

Eppure, perfino i treni Eurostar, con il passare degli anni, hanno perso il loro smalto. Le vetture sono vecchie e rovinate, il servizio appena decente, i comfort ormai antiquati (quanti hanno la presa per il telefonino o il pc? Sarei curiosa di saperlo. Io ne prendo circa 4 al mese e nell'ultimo anno l'ho vista UNA volta. Ma sarà che io capito sempre nella parte sfortunata delle statistiche...).

Anni 2000: l'azienda sbarca nel futuro promuovendo l'acquisto dei biglietti virtuali via Internet, e delizia le orecchie dei passeggeri con messaggi melliflui e pleonastici. "Un treno pulito è più bello": c'è bisogno di dirlo in due lingue? Tra l'altro, scendere con i propri rifiuti e depositarli nell'apposito recipiente sarebbe una norma di buona educazione, e non dovrebbe esserci bisogno di fornire dettagliate istruzioni come "Guardate sotto il tavolino. C'è un sacchetto di carta. Indovinate a cosa serve? A metterci il giornale. E dopo, quando arrivate in stazione, oltre ai dodici colli di bagaglio, "incollatevi" anche il sacchetto e buttatelo nel secchio dell'immondizia, che sarebbe quel recipiente bianco e verde, oppure grigio, oppure giallo, che sicuramente troverete vicino al binario...".

A fronte di queste iniziative moderniste ed ecologiste, la carrozza ristorante non ha ancora imparato a fare un caffé bevibile, né a munirsi di monete per dare i resti ai passeggeri (e dire che l'Euro e i centesimi esistono dal 2001!), l'ergonomia delle poltrone ha fatto peggiorare il mal di schiena dei professionisti pendolari, e non è raro imbattersi nella carrozza (proprio in quella!) in cui l'aria condizionata (d'estate) o il riscaldamento (d'inverno) è fuori uso.

Il personale di bordo non sa aggiustare il sistema di aerazione (non può! è centralizzato!), però può assegnarvi un posto in un altra carrozza (ammesso che ce ne sia qualcuno libero), dove vi trasferirete armi e bagagli. Il personale di bordo sta imparando ad usare i palmari in dotazione. Il personale di bordo (il capotreno, per la precisione) è sempre foriero di cattive notizie: la voce melliflua comunica i messaggi standard tipo quello del sacchetto; la voce strascicata del capotreno, non altrettanto melliflua, comunica di solito i disastri in corso: che siete in ritardo di 80 minuti, che non li recupererete mai, che troverete le coincidenze nei binari XY - attenti perchè le dice alla velocità del suono - e se vi mettete a correre (sempre con i dodici colli al seguito) e quelli vi aspettano forse ce la fate a non perderle.

Perchè ecco la nota dolente: gli Eurostar non sono più neanche puntuali. Proprio per niente.

La linea è in pessime condizioni, specie dopo gli ultimi inverni di maltempo, e tra incidenti (di recente, ahimé, anche mortali, come quello di Crevalcore), lavori e scioperi, la puntualità ormai è più un miracolo che una garanzia.

I "lavori programmati" sono sempre programmati all'insaputa dei passeggeri. Come è possibile che un "lavoro programmato", che provocherà sicuramente un ritardo (programmato, appunto), che in quanto tale non dà diritto al "bonus" di rimborso parziale, non debba essere comunicato a chi acquista il biglietto? Una cosa civile del tipo: "Buongiorno, vorrei un Roma-Milano per questa sera alle 19,30." "Lei sa che questo viaggio dura 6 ore invece che 4 ore e mezza, perchè ci sono dei lavori programmati tra Orvieto e Orte?"

Che magari poi uno ci va lo stesso, a Milano, perchè mica sempre si può scegliere, ma vuoi mettere saperlo? Uno si organizza, e invece di portarsi il quotidiano da riporre nel sacchetto si porta, che so, I fratelli Karamazov.

Ma tutto questo è ancora niente. Sapete chi sono i più danneggiati da questa situazione di anarchia "temporale"? I fumatori. Ostracizzati da gennaio da tutti i luoghi chiusi, e ormai da anni anche dai treni, i poverini "si programmano" (anche loro) per rinunciare alle sigarette per il tempo massimo previsto. A volte scendono alle stazioni intermedie (senza i dodici colli) per fumarsi una sigaretta e non fanno in tempo a risalire. Distrazione dei fumatori o sadismo del capotreno? Sicuramente spreco di energie, telefonate e corrieri per il recupero dei colli.

In questa situazione, è facile che, se il treno ritarda, i fumatori entrino in crisi d'astinenza. Quando finalmente si arriva a destinazione, li vedi precipitarsi verso le porte calpestando donne e bambini, lanciare i colli sul selciato e tuffarsi dalla carrozza a testa in giù.

Come moderni angeli, accendono la sigaretta in volo e finiscono di fumarla prima di atterrare.

 

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