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Il buio oltre la siepe

di Alessandro Borgogno - 15/6/2005

E’ il titolo di un film (e di un romanzo).

Ma non parlerò di un film (né di un romanzo).

Parlerò dell’esito dei referendum sulla procreazione assistita del 12 e 13 Giugno 2005.

Se però volete far finta che in realtà stia parlando di un film, allora c’è comunque da dire che il film è bellissimo, con un Gregory Peck assolutamente perfetto, e se vi capita non perdetelo.

Racconta la storia di Atticus Finch, un avvocato di una cittadina di provincia americana, che difende un giovane negro accusato ingiustamente di stupro nei confronti di una donna bianca. La sua lotta non è giuridica, perché giuridicamente è tutto molto chiaro e ciò che deve fare è comportarsi in modo lineare e professionale, cosa che sa fare alla perfezione. E’ un uomo che crede profondamente nella giustizia ma soprattutto crede nei valori civili e nell’uguaglianza degli uomini. Perciò la sua vera lotta, ferma e non violenta, è in realtà contro i pregiudizi e contro l’indifferenza degli uomini.

La stessa identica lotta, ed è il senso di tutta la storia, la combatte parallelamente in tribunale e dentro la sua casa, cercando di educare i figli alla tolleranza e alla comprensione verso gli altri, verso chi ci appare diverso da noi, verso ciò che ci fa paura soltanto perché non lo conosciamo.

Il suo insegnamento chiave ai figli è “cercate di guardare le cose mettendovi dal punto di vista degli altri, cercate di capire i loro bisogni, i loro problemi, solo così potrete comprendere le loro ragioni”.

Com’è inevitabile, è destinato ad una serie di dolori, di sconfitte e anche di pericoli per sé e per la sua famiglia, dovuti, molto più che alla violenza degli individui, all’indifferenza della massa, alla paura di difendere e di esprimere liberamente le proprie opinioni, alla paura della maggioranza di superare i pregiudizi, alla paura di tutto ciò che si trova oltre la siepe del giardino di casa di ciascun individuo e perciò non si conosce.

La cosa che più sconforta è che la sua storia non è per niente invecchiata, e invece dovrebbe esserlo. Dovrebbe apparirci una storia d’altri tempi, lontanissimi, e invece è perfettamente il linea con ciò che abbiamo intorno anche oggi, anche in queste ore.

In una delle (molte) memorabili scene, Atticus, che monta la guardia leggendo un libro fuori della prigione per impedire un linciaggio certo, per poter leggere in strada ed illuminare il buio che avvolge la cittadina si porta una lampada, la “sua luce”, da casa.

Per questo solo lui, grazie alla sua fermezza civile e alla sua fedeltà ai valori umani, e i suoi bambini, grazie al coraggio e al desiderio tutto infantile di affrontare direttamente anche le paure più terribili, riusciranno davvero a superare, per vie diverse, la siepe che li separa da ciò che è diverso da loro, e a cominciare a comprenderlo.

Tutto il resto del paese, tutti gli altri, resteranno chiusi nelle loro villette, nascosti dietro le siepi dei loro giardini, chiusi nelle proprie stanze e nelle proprie paure, lasciando fuori il buio, e facendolo restare tale.

 

Per chi volesse:

Il buio oltre la siepe [To kill a Mockingbird]
di R. Mulligan con G. Peck, M. Badham, P. Alford, J. Megna, R. Duvall – USA 1962

H. Lee, Il buio oltre la siepe [To kill a Mockingbird],
Biblioteca universale Feltrinelli

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