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Cornacchie globali

di Alessandro Borgogno - 15/10/2005

Qualche mese fa mi è capitato di vedere un servizio a SuperQuark dove veniva mostrato un interessante comportamento sviluppato dalle cornacchie, segnalato e studiato (e filmato) da alcuni ricercatori giapponesi, in quel di Tokyo.

Abituate a vivere lungo alcune delle grandi arterie della metropoli, dei gruppi di cornacchie hanno scoperto che se lasciano le noci (di cui vanno ghiotte) in mezzo alla strada, le automobili passando le rompono, cosicché loro possono poi scendere tranquillamente a papparsi il contenuto senza fare la fatica che sarebbe necessaria per romperle con il loro becco.

Le cornacchie giapponesi poi non si fermano qui, poiché hanno anche scoperto che se lasciano le noci in prossimità delle strisce pedonali, ad intervalli regolari possono scendere a mangiare i resti evitando anche di rischiare l’investimento da parte delle macchine. Praticamente aspettano il semaforo rosso.

La cosa non mi ha stupito più di tanto poiché per miei vecchi studi e per interessi personali sempre attivi so bene che le cornacchie (e i corvidi in genere), sono tra gli animali più intelligenti che abitino questo disgraziato pianeta (non a caso Hitchcock per la sua terrificante rivolta degli uccelli scelse gabbiani e corvi).

Il vero sobbalzo l’ho avuto l’altro giorno, mentre per lavoro attraversavo Roma in automobile.

Scivolando lungo via Palmiro Togliatti, strada a scorrimento veloce (se così si può dire) della capitale, ho visto a un certo punto un paio di cornacchie particolarmente spericolate svolazzare molto basse sull’asfalto. Guardando in basso, non ho potuto non notare una bella noce proprio in mezzo alla strada. Non sono riuscito a fare loro il favore di schiacciarla avendola vista all’ultimo momento, ma non ci sono dubbi sull’attività alla quale si stavano dedicando i due simpatici uccellacci.

Dunque anche le cornacchie nostrane hanno avuto la stessa trovata di quelle giapponesi. Al momento quelle che ho visto io stavano lavorando su un tratto di strada lontano da strisce pedonali, ma non dubito che fra non molto arriveranno anche a quello.

La riflessione immediatamente successiva è stata: le cornacchie non migrano, tantomeno da un continente all’altro. Inoltre non usano telefono né Internet. Evidente quindi che necessità e stimoli analoghi hanno dato luogo ad analoghe soluzioni.

E a questo punto facendo un rapido balzo in avanti, saltando un po’ di passaggi (inutili), il mio pensiero seguente è stato: ma la comunicazione globale aumenta davvero l’intelligenza?

Cioè, non è che per diffondere davvero l’intelligenza anziché globalizzare l’informazione, cioè le risposte, si dovrebbero globalizzare gli stimoli, cioè le domande?

La risposta non ce l’ho (altrimenti mi contraddirei da solo), so però che pensando questo ho finalmente trovato una interpretazione convincente (totalmente convincente) ad una famosa frase di Pablo Picasso che recita testualmente “I computer non servono a niente: sanno dare solo risposte”.

 

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