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L'egemonia culturale...

di Alessandro Borgogno - 18/5/2006

Del nuovo governo appena formato vorrei evidenziare un solo aspetto che, al di là delle discussioni su quanto durerà, mi sembra interessante anche per noi di questa modesta testata virtuale che, in un modo o nell’altro, tentiamo di muoverci in quel terreno indefinito che va sotto il nome di Cultura.

Appunto del Ministero della Cultura vorrei parlare.

Abbiamo sentito tante volte, e tante volte sentiremo ancora, sbraitare contro la cosiddetta “egemonia culturale della sinistra”. Non voglio in questa sede svelare l’annoso mistero sull’esistenza o meno di questa egemonia, ma vorrei invece far notare una cosa, credo importante, a questo riguardo.

Esiste in Italia un Ministero apposito, che in quanto tale non è cosa da poco. Per cinquant’anni i governi democristiani e dintorni lo hanno considerato abbastanza marginale. Negli ultimi dieci-dodici anni, invece, è cambiato qualcosa.

Con uno dei primi governi tecnici appoggiati dal centrosinistra finì in quel Ministero una persona finalmente competente, Alberto Ronchey, che non a caso fece alcune leggi importanti e significative.

Poi arrivò il primo governo dell’Ulivo, e quel governo decise di mettere in quel Ministero non una persona di seconda fila, ma addirittura l’allora Vicepresidente del Consiglio, Walter Veltroni, che proprio da quella “poltrona” avviò una felice stagione di rinascita dell’offerta culturale e della considerazione che quel Ministero meritava nelle finanziarie, nei bilanci e nelle politiche governative, e di conseguenza anche una felice stagione dell’immagine di se stesso come politico che ancora oggi lo sostiene nel suo ruolo di Sindaco della Capitale. Sulla stessa identica scia di Veltroni proseguì la sua succeditrice, Giovanna Melandri.

Ora, tornato il centrosinistra al governo, il Ministero della Cultura viene affidato a Francesco Rutelli, che magari non piacerà a tutti e in fondo non piace moltissimo neanche a me, ma che è comunque il leader di uno dei due maggiori partiti della maggioranza e una figura politica di prima fila, non di seconda. Questo ritengo che al momento, almeno come messaggio, sia già significativo e importante.

E la destra?

Bè, la destra che ad ogni piè sospinto lamenta l’egemonia culturale degli altri ha avuto per cinque anni consecutivi il Ministero della Cultura nelle sue mani. E cosa ne ha fatto?

Qualcuno ricorda qualche atto significativo del Ministro Urbani, a parte la memorabile attribuzione della Cappella Sistina a Raffaello?

Qualcuno ricorda qualche atto significativo del suo successore Ministro Buttiglione, a parte il memorabile esordio alla Biennale Arte di Venezia dove insultò platealmente un’installazione d’arte contemporanea in mostra solo perché utilizzava fra i materiali dell’opera degli assorbenti femminili?

Insomma, nell’augurare al neoministro Rutelli buon lavoro in un Ministero così importante per il nostro paese e per noi tutti, vorrei anche inviare un pensiero agli amici del centrodestra: se la Cultura vi interessa così tanto meno delle altre aree tanto da non poterle mai dedicare i vostri uomini più importanti e più in vista (fosse anche solo come immagine) avete tutto il diritto di non interessarvene, ma almeno poi non ve ne lamentate.

 

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