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L'indice di Non Gradimento

di Ilaria Scala - 18/5/2006

Nel calcio sta accadendo l'incredibile.

Moggi minacciava gli arbitri, influenzava i giornalisti, condizionava i risultati.

Moggi chiudeva gli arbitri negli spogliatoi.

La Juventus ha vinto (almeno) un campionato usando questi metodi. Forse non grazie a questi metodi (chi potrebbe dirlo mai? La storia non si fa con i "se"). Ma sicuramente lo ha vinto mentre usava questi metodi.

E gli ingenui pensavano fosse solo un gioco.

Intanto i calciatori (alcuni calciatori) potrebbero essere implicati nell'inquinamento doloso delle scommesse calcistiche. Quale coraggiosa perizia: scommettere di incassare 3 gol (non uno di più, non uno di meno) e poi riuscirci davvero dev'essere ben più difficile che sforzarsi - onestamente - di non incassarne nessuno (e che vinca il migliore).

Il calcio imita la mafia, che imita la politica, che imita lo spettacolo, che imita la realtà.

Cose che è difficile credere vere accadono davanti ai nostri occhi: noi non abbiamo più neanche la forza di indignarci, né di spiegare ai nostri figli che lo sport è bello perchè allena alla vita, perchè insegna il gioco di squadra (ché nella vita conta, saper giocare in squadra), perchè insegna a perdere, soprattutto, a dividersi il campo, lo spogliatoio e la panchina, e a rispettare tutti le stesse regole, e ad abbracciarsi quando si vince e a cantare tutta la notte.

Non abbiamo molti modi per difenderci.

A me ne viene in mente uno solo, che vale contro questa e altre vicende analoghe. E' un metodo semplicissimo, da applicare e da diffondere. Non è un metodo violento, almeno credo, e per questo potrà sembrare rivoluzionario. Consiste nel rifiutare l'informazione.

Il grande spettacolo mediatico (di cui anche lo sport, nella sua lustra rappresentazione, fa parte) vuole i nostri soldi, vuole il nostro tempo, vuole la nostra attenzione. Ebbene, non li avranno.

Smettiamo di acquistare i giornali, le riviste, le partite crittate, gli abbonamenti allo stadio. Facile. Smettiamo di trascorrere tutta la giornata davanti alla tv per aggiornarci sulle avventure di Moggi e i suoi seguaci. Facilissimo: la maggior parte di noi, per sua fortuna, ha altro da fare.

Ma smettiamo anche di fare attenzione a quello che accade, smettiamo di attribuirgli un senso semplicemente perchè cattura la nostra audience, smettiamo di fare il gioco di chi non sta più al gioco da troppo tempo.

Smettiamo di attribuire a questo gioco il diritto di esistere nelle nostre menti.

Facciamo in modo che le persone e le cose (e i pensieri, gli avvenimenti, i ricordi) che occupano le nostre menti di frenetici esseri umani paleo-occidentali abbiano davvero il buon diritto di occuparle.

Se non ce l'hanno, cambiamo canale. Spegniamo il televisore. Giriamo pagina. Disconnettiamoci.

Se restiamo connessi, indignarsi non serve a niente, perchè il costo contatto di un indignato è pari a quello di un non indignato. La pubblicità insegue con egual cura gli apocalittici e gli integrati.

L'unico modo per alzare davvero l'indice di Non Gradimento è Non Esserci.

Allora sì che il sistema va nel panico.

Perchè è assai difficile inseguire chi non c'è.

 

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