editoriali

 

zombie (con la minuscola)

di Lucia Falzari - 17/11/2008

E alla fine ho ceduto anche io... no,no: non mi sono iscritta. Ormai anche solo per stizza (cocciuta) non mi va che altri mi impongano l'invito all'iscrizione per farmi vedere le foto delle loro ultime vacanze. Che fine hanno fatto le vecchie e care noiosissime serate davanti alle diapositive o all'album del matrimonio dopo il nocino di fine cena?

Da buona "internauta" (che brividi!) sapevo dell'esistenza di Facebook, ma me ne sono sempre tenuta ben alla larga, come chiunque abbia già una socialità (reale) a volte anche troppo fiorente. Solleticata e ammirata da alcuni conoscenti - come il nostro vicedirettore – che hanno avuto l'ardire di sfidare le imposizioni di Facebook, ho dedicato un po’ di tempo - da fuori - a capirne i meccanismi, e mi ha colpita particolarmente la rapidità con cui la rete ha raggiunto l'apice di irrazionalità che purtroppo a volte si raggiunge nella Realtà: la negazione dell'istinto di sopravvivenza. Siamo già arrivati al punto in cui la Società ha riscontrato il proprio fallimento: il suicidio. FB inizia a veder cadere migliaia di identità sotto i colpi di una impudente pubblicità. Semplicemente la "gente" si suicida. Si rende conto che pressoché tutto quanto ha inserito (presa dall'entusiasmo iniziale) è visionabile, interscambiabile, commerciabile. In pratica si è resa conto che anche nella realtà virtuale le azioni hanno delle conseguenze che, però, si possono riflettere nella Vita (vera). E allora... un click, quello del revolver-delete, con un biglietto da un menu a tapparella che naturalmente può essere scelto fra varie opzioni preconfezionate, da "Facebook sta creando problemi alla mia vita sociale" a un ancora più inquietante "E' solo temporaneo. Tornerò".

"Tornerò"?????

 

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