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Violenza sulle donne: si può fare qualcosa?

di Andrea Scala - 30/11/2008

Il 22 Novembre scorso, a Roma, c’è stata un’ennesima manifestazione. Si è protestato contro la violenza sulle donne, in particolar modo contro quella nell’ambito domestico. C’è bisogno di fare una manifestazione di protesta? C’è qualcuno che è favorevole alla violenza sulle donne? Evidentemente no: però purtroppo il problema esiste ed è drammatico. Quindi qualcosa deve essere fatto. E se una manifestazione servisse a smuovere le acque ben venga. Purtroppo, le manifestazioni a Roma sono talmente tante che ormai non si fa più caso ai motivi della protesta.

Sulla questione in oggetto non credo ci siano soluzioni a breve. Temo che l’unica strada da percorrere sarebbe un totale cambio di mentalità da parte di tutti.

Sarebbe riduttivo dare la colpa ai soliti mezzi di comunicazione: ma finché i media continuano a sbatterci in faccia ragazze sommariamente vestite e che sembrano avere importanza solo per il loro corpo, alimentando la convinzione che questo rappresenta l’unico mezzo per raggiungere il “successo”, non possiamo sperare che i troppi cervelli bacati inizino a considerare le donne come soggetti da rispettare.

Nella direzione del rispetto, ci sarebbe molto da fare anche nei modi e nei contenuti dell'educazione che si impartisce nelle famiglie e nelle scuole. Qui un'inversione di tendenza potrebbe sembrare ancor più complicata. Se c’è la speranza e la possibilità (volendolo) di arrivare col tempo (molto) ad avere educatori scolastici migliori, come intervenire sui genitori? Ciascuno di essi ha il suo vissuto, spesso difficile, che ribalta sui figli come una catena che non si riesce a spezzare. Chi è cresciuto nella violenza e nell'indifferenza, come può istillare principi di amore e rispetto?

Sembra che, ancora oggi, nelle famiglie di qualsiasi strato sociale l’educazione dei figli maschi sia, anche inconsapevolmente, più permissiva rispetto a quella che viene impartita alle figlie. Il maschio è maschio: quindi è per ciò stesso un essere superiore. Chi riceve una simile educazione, se non è particolarmente forte e se resta privo di input diversi, come si comporterà nei rapporti con l’altro sesso?

Le mamme. Sono loro le principali responsabili del cattivo comportamento dei maschi. E’ soprattutto su di loro che si dovrebbe intervenire, in quanto proprio loro sono le prime vittime di abusi e, nel contempo, il naturale punto di riferimento dei figli. Come non rimanere basiti davanti alla cronaca di storie di violenza perpetrata su bambini e bambine in ambito familiare, storie di cui le madri erano a conoscenza?

Ho la convinzione che sia questo il punto da cui si debba partite per tentare di migliorare la condizione di prevaricazione in cui vivono tante donne. Aiutarle ad essere madri. Solo con la concertazione di tutte le forze in campo si potrebbe raggiungere questo obiettivo che renderebbe la nostra una società migliore. Ma si dovrebbe volerlo fortissimamente. Certo, sarebbe un cammino lungo, ma bisognerebbe cominciare al più presto. Fermo restando che, nel frattempo, occorre punire in modo pesante e rigoroso gli autori delle violenze, senza concedere troppe attenuanti ai loro comportamenti bestiali.  

 

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