editoriali

 

Auguri

di Alessandro Borgogno - 16/3/2011

Festeggio perché sono nato e cresciuto in Italia, ed è l’unica patria che conosco.

Festeggio perché centocinquanta anni non sono tantissimi ma non sono neanche pochi.

Festeggio perché tante persone, e tanti giovani, hanno dato la vita per farci festeggiare.

Festeggio perché io sono nato a Roma, mia madre anche e mio nonno pure, ma mio padre è nato in Veneto, l’altra nonna in Liguria e gli altri due nonni in Trentino, e gli altri prima ancora chissà dove…

Festeggio perché c’è chi ci ha fatto odiare la parola Patria, e me la voglio riprendere.

Festeggio perché c’è chi non vorrebbe festeggiare.

Festeggio perché voglio continuare sempre a guardare oltre il mio cortile.

Festeggio perché se non festeggi almeno una volta ogni cinquant’anni vuol dire che non hai più speranza.

Festeggio perché pensare ad una festa dell’Unità mi commuove.

Festeggio perché di questi tempi qualunque cosa sia fatta per unire mi commuove.

Festeggio perché deve pur esserci un giorno dedicato a tutti e non solo a qualcuno.

Festeggio perché piazza Fontana a Milano, Piazza della Loggia a Brescia, la stazione di Bologna, il mare di Ustica e la valle del Vajont non sono in Lombardia, in Emilia, in Sicilia e in Veneto, ma sono in Italia.

Festeggio perché ho sempre una insostenibile invidia per quei popoli davvero uniti e solidali.

Festeggio perché Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti erano italiani.

Festeggio perché se si cominciasse a pensare davvero a qualcosa che vale per tutti allora forse ci sarebbe una via d’uscita.

 

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