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Roma cinica e accecata

di Ilaria Scala - 8/10/2005

Ma davvero Roma è stata un mattatoio, a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta?

A ripercorrere la storia della banda della Magliana, parrebbe proprio di sì.

E Michele Placido, nel suo ultimo Romanzo Criminale, ne fa un ritratto brutale, colorato, truce, che nulla lascia all'immaginazione e che suscita più orrore che pietà.

Come abbia fatto un manipolo di ragazzi amorali e incolti ad impadronirsi del mercato della droga, della prostituzione e della malavita romana, resterebbe un mistero se a questo non si aggiungessero misteri più grossi: la feroce banda, infatti, poté sopravvivere grazie a protezioni potenti e ad una certa indulgenza da parte delle forze dell'ordine. Addirittura, si ipotizza un suo coinvolgimento negli eventi più oscuri della storia d'Italia, dalla strage di Bologna al sequestro Moro.

Il resto è sangue, ritmo serrato, tradimento. E la scintilla debole di un'amicizia di ragazzini, nobilitata dal carisma di attori ben scelti e affiatati (i romani veri Kim Rossi Stuart, Pierfrancesco Favino e Claudio Santamaria), ma non per questo meno ambigua e inquinata.

Alla fine, niente si salva. Né l'amicizia, né i sentimenti, né la lealtà o la vita.

Né quella Roma ormai perduta, accecata dal sole, dalla crudeltà e dal cinismo.

 

Romanzo Criminale, di M. Placido
con K. Rossi Stuart, P. Favino, C. Santamaria, S. Accorsi, A. Fassari, A. Mouglais, J. Trinca, R. Scamarcio - Italia 2005

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