film

I

Apologia della semplificazione

di Lisa Della Volpe - 18/7/2006

Sul tetto di un grattacielo di Los Angeles, l’eroe (Keanu Reaves) neanche un po' spossato dalla solita battaglia per la salvezza dell’umanità intera, mastica un chewing-gum al posto della ventesima sigaretta della giornata. Osserva il panorama cittadino che si perde nell’oscurità, insieme alla bella di turno (Rachel Weisz) dotata di super poteri (ma di quali non si è capito bene) che lo saluta con un ringraziamento per l’amata sorella gemella strappata alle pene eterne dell’inferno.

Il volto di John Constantine è rilassato, felice, di quella felicità che nasce non dalla consapevolezza di aver fatto una cosa grande per altri, ma di quella felicità furbesca, malandrina ed egoista, di aver scoperto come fare a raggiungere il Paradiso dopo essere stato bruciacchiato dalle fiamme dell’inferno. E per di più John è felice perchè ha due polmoni nuovi, ripuliti dal catrame delle sigarette da Lucifero, il quale per fargli un dispetto lo guarisce dal tumore a due passi dalla morte e lo costringe a vivere, nella speranza che Constantine compia ancora qualche atto malvagio che lo condanni irrimediabilmente all’inferno.

Il film ruota intorno al tema troppo spesso sottolineato e ridondante del suicidio, e alle tragiche conseguenze dell’atto estremo con una semplificazione che sbalordisce!

Il rapporto causa-effetto (suicidio-inferno) viene talmente banalizzato e svilito che si rimane sconcertati per la pochezza, per la superficialità. Esistono i buoni e i cattivi; esistono il bianco e il nero e si dimentica che l’occhio umano da secoli è abituato a vedere tutte le sfumature intermedie!

Insomma, si dimentica che secoli di dispute teologiche, di demolizioni, di ricostruzioni conseguenti a bombardamenti, catastrofi, terremoti epocali dell’edificio teologico le cui fondamenta sono state gettate da Sant’Agostino (e poi San Tommaso e Lutero e Giansenio e Molina e tanti altri …), hanno costruito un sistema complesso e articolato, per molti aspetti imperscrutabile, in cui trovano spazio il Purgatorio (nato nel XII secolo) e tutti coloro che possono aspirare al Paradiso, pur non avendo i meriti.

Un film per chi si aspetta certezze e sicurezze, per chi vede la vita come uno specchio di ciò che lo attende dopo la morte, per chi vuole essere sicuro che seguire le regole lo porterà dritto tra le benevole braccia di Dio, avvolto dalla calda e rassicurante luce del Paradiso... a tutti coloro che la pensano allo stesso modo, vorrei ricordare l’Innominato di manzoniana memoria e chiedere se siano sicuri di quale sia il suo posto dopo la morte...

Bella la fotografia; bello il paesaggio infernale, interessanti i diavoli “scapocciati”, mostruosi esseri senza cervello, bello anzi bellissimo Keanu Reaves, dal quale però ci si può aspettare ben poco. Di lui scrive, riassumendo efficacemente, Francesco Alò (Il Messaggero, 25 febbraio 2005): “Reeves è la nota più stonata. Non ha i denti gialli da tabagista e possiede due espressioni. Con sigaretta e senza sigaretta.”

Quanto meno il film è un potente appello alla vita e contro il suicidio...

 

Constantine, di F. Lawrence
con K. Reeves, R. Weisz, S. LaBeouf, D. Hounsou, M. Baker, P. Taylor Vince
USA 2005

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