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Motori con poca anima

di Alessandro Borgogno - 12/9/2006

La sempre stupefacente Pixar, ora riunitasi alla casa madre Disney, segna un quasi passo falso, diciamo magari un mezzo passo.

Lo diciamo con severità, non perché Cars non sia un film delizioso, perché lo è, ma perché la Pixar negli anni si è autocondannata a farci attendere di più dai suoi film, e ormai lo pretendiamo.

Ad essere molto attenti e anche pignoli, qualche segnale lo si poteva scorgere già nell’altrettanto delizioso Gli incredibili, divertente, trascinante e spettacolare come sempre, ma già debitore - nell’impianto generale e anche in alcune specifiche trovate - dello storico lungometraggio (italiano) del lontano 1968 VIP, mio fratello superuomo, del mai superato Bruno Bozzetto.

Quest’ultima fatica della casa produttrice di John Lasseter (perché di fatica si tratta: è tecnicamente stupefacente) perde alcuni colpi sul piano del ritmo, del coinvolgimento, e anche della caratterizzazione dei personaggi.

L’operazione era ambiziosa, sfida tipica degli animatori digitali del momento: rendere umane le automobili senza umanizzarle troppo, cioè lasciandole automobili. Questo sembra essere il primo degli obiettivi raggiunto solo parzialmente. La necessità di lasciare il più possibile le auto riconoscibili e verosimili in ogni loro aspetto tecnico ha portato ad un difficile lavoro di personalizzazione basata su pochissimi elementi (taglio sul muso per la bocca, occhi molto stilizzati sul parabrezza), notevole come lavoro ma purtroppo dal risultato non costante.

Il secondo passo falso sembra essere la sparizione degli umani. Cerco di spiegarmi. Una delle idee sempre vincenti fin dai tempi storici della Disney è stata quella di ambientare le storie in mondi paralleli che non escludevano mai quello umano, ma tutt’al più vivevano in simbiosi con esso, o semplicemente lo evitavano, facendoci immaginare cose che per quanto assurde potevano anche essere vere, e comunque sempre verosimili (gli esempi sono centinaia, dai vecchi classici ai nuovi digitali, Gli Aristogatti, Lilli e il vagabondo, La Carica dei 101, Le avventure di Bianca e Bernie, A Bug’s Life, Monsters & Co., Alla ricerca di Nemo, e via dicendo).

In questo caso, eliminando completamente la presenza umana e sostituendo ogni elemento e ogni personaggio con un automobile, sembrerebbe si sia tentata una sfida ulteriore, sicuramente più originale, ma con risultato meno brillante. Come se il punto di forza di sempre di queste storie, cioè mostrare, anche grazie al confronto, che animali o oggetti umanizzati possono rivelarsi più umani degli umani veri (pensate a La Bella e la Bestia), con la sparizione totale di questi ultimi non funzionasse più così bene. Manca il termine di confronto.

Nulla da dire sul risultato tecnico, come sempre strabiliante, e almeno su alcuni personaggi azzeccati (per noi italiani, insuperabile Luigi, la Fiat 500 che parla in modenese, fa il gommista ed è ovviamente maniaco della Ferrari) anche se entrarci in confidenza costringe lo spettatore a conoscere o riconoscere almeno i modelli di automobili più famosi, e a fare un po’ di fatica a farseli amici (o nemici), risultato che solitamente in questi film viene raggiunto alla prima apparizione e dopo la prima battuta. Forse anche in questo Cars sembra voler somigliare (probabilmente in modo volontario) ad un film classico e non ad un film d’animazione.

Alla stessa caratteristica si può probabilmente imputare una certa lentezza a partire (curioso, in un film che romba e scatta veloce come i suoi protagonisti a quattro ruote), che richiede una certa fatica per buona parte del primo tempo. Nella seconda metà la storia decolla, e arriva ad un finale all’altezza, capace di riscattare almeno in parte le mancanze sofferte fino allora.

Almeno due momenti da segnalare su tutti. Vera poesia malinconica in stile anni '50 la rievocazione anche molto accurata dei tempi d’oro della cittadina di Radiator Springs, prima che l’autostrada la tagliasse fuori dalle rotte dei viaggiatori frettolosi. Il momento più esilarante ed esaltante al tempo stesso, il fulminante Pit Stop nella gara finale.

Insomma, chiediamo alla Pixar di più, ci ha abituato male. Da quando è nata ha infilato almeno tre film assolutamente deliziosi (Toy Story I e II, Gli Incredibili) e altrettanti indiscutibili capolavori (A bug’s life, Monsters & Co., Alla ricerca di Nemo, quest’ultimo probabilmente, piaccia o no, un film perfetto). Ci ha dimostrato di saper fare di meglio, e forse continuerebbe a riuscirci se non avesse ormai, come tutti, la necessità di mercato di sfornare un film ogni anno.

 

Cars - motori ruggenti, di J. Lasseter
Disney Pixar - USA 2006

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