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I

Urlare la musica per sentirsi parte del mondo

di Francesca Lozito - 24/10/2006

Raul l’hanno sfrattato e vive in una rimessa con i suoi strumenti musicali, è un percussionista. Carlos suona per strada e nelle giornate di bel tempo lo puoi trovare al Foro romano. Pap discende da un’antica famiglia di griot, cantastorie senegalesi. Fa anche l’insegnante di danza: una sua allieva è diventata la sua compagna. Pino suona il contrabbasso con un cantautore italiano: il suo suono è decisamente funky. Mario, invece, è il pianoforte con gli Avion Travel e, a quanto ci risulta, coltivava il sogno di dirigere una grande orchestra fin da bambino. Sono così veri i personaggi che animano il documusical dell’Orchestra di piazza Vittorio, perché sono loro in carne ed ossa e non c’è copione: nel film, Agostino Ferrente ha vissuto l’anno della gestazione di questa originalissima e unica formazione musicale con Mario Tronco e con i musicisti che via via sono andati a comporre l’Orchestra. Eppure alcune delle loro storie potrebbero sembrare uscite da un copione scritto con grande naturalezza da un provetto sceneggiatore: ma questa è vita, signori, questa è la Roma dei primi anni 2000, e i nostri si muovono nella vita vera con la leggerezza che nell’universo letterario fa capo al maestro Calvino, dentro al problemone dei problemoni dei giorni nostri, la migrazione degli uomini da un capo all’altro della terra in cerca di vita. Magari con una laurea sulle spalle come Ziad il tunisino, o alla ricerca delle proprie italiche origini come l’americano John, appassionato delle tablas indiane, suonate dai due personaggi più teneri del film, Amrit e Bilal. A loro il compito di rimirare la bellezza della città, scambiandola innocentemente per Verona, in una delle scene più poetiche del film.

E, allora, dentro al problemone dei problemoni i musicisti di piazza Vittorio ci fanno vedere che, prendendosi gioco delle difficoltà si può realizzare un’impresa che a tutti sarebbe sembrata impossibile: aiutate dalla musica, succede che persone di posti lontani s’incontrino, si conoscano e diventino amici. E assieme non fanno altro che raccontare la necessità di sentirsi parte del mondo, che urlata da soli non conta nulla, ma se la si urla insieme, e magari in modo un po’ festoso, viene ascoltata di più. E lo spettatore esce dalla proiezione felice per essersi sentito compartecipe di questa esigenza.

P.S. La nota triste di tutta questa storia è la distribuzione del film, schiacciata da pirati e diavoli che vestono Prada. La produzione ha dimostrato coraggio, ce ne vorrebbe altrettanta per la distribuzione. Oppure, in molte parti d’Italia, si rischia di dover attendere, per vedere un dvd underground.

 

L'Orchestra di piazza Vittorio, di A. Ferrente
Italia 2006

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