film |
I | |
Sexi-spot tra parlamento e paparazzi di Ilaria Scala - 18/1/2007 Mentre Muccino gioca "a fa' l'Americano", D'Alatri gioca a fare Muccino, e sceglie i toni della commedia (sexi) all'italiana travestendola da cinepanettone e accelerandola grazie alla sua abilità di regista da spot pubblicitario. Certo, siamo lontani anni-luce dall'originalità struggente del primo (e indimenticato) Senza pelle, e dalla aggraziata profondità di Casomai. La vicenda tele-politica dell'onorevole che, per evitare lo scandalo, attribuisce al suo autista la tresca con l'attricetta-velina, con le ovvie conseguenze di equivoci tragicomici nelle rispettive famiglie, è una parabola fin troppo raccontata sullo squallore dei nostri tempi. Non graffia, non scava, e finisce per non accusare nessuno: né l'onorevole impenitente, né la moglie fedifraga, né la coppia dei "Semplici" (l'autista e sua moglie che, dopo l'iniziale sbigottimento, ci mettono abbastanza poco a "prenderci gusto"), né la velina. Bonolis gigioneggia nei panni di una caricatura di Sordi, i professionisti Rubini Rocca e Buy danno l'ennesima buona prova, l'esordiente Santarelli risulta gradevole e non odiosa. Il tutto funziona a dovere e scorre fluido dall'inizio alla fine. Resta però un dubbio: possibile che - ancora - questi promettenti registi italiani non riescano a guardare più in là del proprio ombelico? Quando sono giovani e spiantati, ci propongono le storie 2 camere e cucina sulla provincia desolata e inaridita; quando finalmente vengono ammessi nello "star-system-de-noantri", eccoli disquisire - al massimo - sugli intrighi tra parlamento e paparazzi. Ma davvero la tv costringe a diventare così inconsapevolmente e irrimediabilmente autoreferenziali? Possibile che una mente un tempo poetica come quella di D'Alatri non avesse altro da raccontarci che l'ennesima storia di veline?
CommediaSexi, di
A. D'Alatri |