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Uomo-Ragno in caduta libera

di Alessandro Borgogno - 14/5/2007

Peccato. Ci avevamo sperato in questo Spider-Man 3, perché il primo era un film carino, il secondo era quasi un buon film, e autorizzava buone speranze di miglioramento nell’evoluzione della storia e del personaggio. Invece niente. Molto più che un’occasione sprecata, il terzo capitolo della saga è quasi un disastro. Le idee potenzialmente buone c’erano, forse anche qualcuna di troppo, ma nessuna è stata sfruttata in modo appena decente. L’esplorazione dell’eroe nel territorio del proprio lato oscuro arriva tardi, tardissimo, con motivazioni pretestuose, ed è risolta in fretta e in modo estremamente superficiale. I super-problemi che da sempre assillano il miglior super-eroe creato dalla Marvel si riducono a banali schermaglie e puerili incapacità a dichiararsi all’amata, a tentare di far capire all’amico che lui non voleva uccidergli il padre, a rincorrere ancora la giustizia/vendetta nei confronti di chi gli ha ucciso il caro zio Ben (gratuito tradimento, tra l’altro, di una delle basi psicologiche più forti e convincenti dell’intero personaggio: lo zio Ben è morto ucciso per colpa dell’ignavia di Peter che non aveva ancora capito che “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. Tornare sull’accaduto per dargli ogni volta una nuova spiegazione/giustificazione stile Rashomon svuota e banalizza l’aspetto più intrigante del suo profilo). Anche gli interventi del personaggio migliore di quest’ultimo film, l’Uomo-Sabbia, naufragano in una storia che tenta invano di intrecciare troppi temi, tutti trattati in modo superficiale e banale, perdendo troppo tempo su scene inutili che non fanno avanzare la storia e risolvendo in modo sempre troppo sbrigativo le poche situazioni che invece meritavano di essere prolungate e approfondite.

A questo punto, fosse rimasta solo un’orgia di effetti speciali e di scontri spettacolari, almeno il film avrebbe mantenuto una sua ragione di essere. E invece no. Lo spettacolo più prettamente fumettistico si riduce ad una percentuale minima dell’intero film, in brevi scene che ogni volta poi annegano nella noia di lunghissimi raccordi narrativi prevedibili e scontati (le cose migliori sono un paio di siparietti da commedia, soprattutto con il direttore del giornale e con il maìtre del ristorante francese, che risultano comunque fuori tono, quasi presi da un altro film e montati a forza dentro a questo). Gli scontri fra l’Uomo Ragno e i suoi nemici sono quasi sempre chiassosi, ripetitivi e confusi, senza nessuna idea davvero godibile neanche per gli occhi. Visivamente, le uniche due scene che si ricordano sono la “nascita” dell’Uomo-Sabbia e la scena dentro il campanile durante la notte piovosa. Se la prima però lascia almeno un segno nella memoria, la seconda è anch’essa sfruttata al minimo delle sue potenzialità, e si finisce facilmente per dimenticarla.

Ultimo naufragio, gli attori: se Kirsten Dunst tenta almeno di dare un minimo di spessore recitativo al personaggio di Marie Jane, tutti gli altri sembrano manichini mossi con i fili, Tobey Maguire in testa. Tanto valeva fare tutto il lavoro al computer, attori compresi, visto che comunque i personaggi di pura animazione sono di gran lunga i più espressivi.

Insomma, una delusione pressoché totale, che ha forse ha come unico merito quello di farci venire la voglia di ritrovare il vero Spider-Man, con i suoi memorabili pregi e difetti, immancabili e sempre coraggiosamente esibiti nel vero capolavoro che è e resta il Fumetto.

 

Spider-Man 3, di S. Raimi
con T. Maguire, T. Haden Church, T. Grace, K. Dunst
USA 2007

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