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Fiducia mal riposta

di Armando Cereoli - 14/12/2007

Decidere di dar fiducia al thriller di un giovane regista italiano e poi domandarti chi te l'ha fatto fare.

Accade ancora e troppo nel cinema in cui sono passati nomi come Sergio Martino, Fernando Di Leo, Damiano Damiani.

Ne Il Lupo si racconta di Franco Scattoni (Massimo Bonetti, La Squadra), un criminale incurabile, un uomo sempre in fuga che vive la sua delinquenza quasi come una condizione naturale dell'essere; finirà per ammazzare un giovane carabiniere il cui papà colonnello (Enrico Montesano, ormai nell'Arma honoris causa) scatenerà la doverosa caccia all'uomo dove senso del dovere e vendetta personale si confonderanno con buona pace di tutti.

La storia è ispirata molto liberamente alla rocambolesca latitanza di Luciano Liboni, che ha visto Roma teatro di vere sparatorie tra la gente e di un sanguinoso epilogo a Circo Massimo. Ma non basta il famoso fatto di cronaca in cui riconoscere qualcosa della nostra recente quotidianità per fare un buon film, e nemmeno quei due o tre nomi di richiamo (anche Maurizio Mattioli).

Quando manca la capacità di dosare gli ingredienti, tutto naufraga in un pastrocchio stucchevole che pretende di somigliare a qualcosa di infinitamente più grande.

Stefano Calvagna si disturba a scrivere, sceneggiare, dirigere e recitare. Cerca la dinamica complessa con l'uso sconclusionato del flash back. Crede di poter padroneggiare allo stesso tempo noir, film d'azione e road movie e non contento si illude di aver confezionato la pellicola adatta per audaci denunce contro il sistema. Quel che resta alla fine è solo il delirio di onnipotenza di un cineasta troppo pieno di sé.

Unica menzione di merito per le musiche del bravo Riccardo Della Ragione che spreca talento e ispirazione per comporre un commento musicale che questo film non si merita.

Da dimenticare in fretta.
 

Il Lupo, di S. Calvagna
con M. Bonetti, M. Mattioli, E. Montesano
Italia 2007

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