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Astenersi uomini

di Ilaria Scala - 18/6/2008

Sgombriamo subito il campo: il film, in quanto opera cinematografica, vale pochino.

Sex-&-the-city-il-marchettone-pubblicitario con spudorate inquadrature di marchi, griffe e oggetti di culto vale parecchio, in termini di product placement.

Ma Sex-&-the-city-il-film vale solo in quanto continuazione della serie televisiva ed in rapporto ad essa, come testo successivo da confrontare con il precedente, e più per i suoi intenti sociologici, nel tono e nel messaggio, che non per le effettive qualità artistiche.

“Le ragazze sono tornate”, recita il claim, e non sono neanche più tanto ragazze. Questo è forse il loro miglior pregio, l’idea più originale dell’operazione: quella di rappresentarle nel presente, esattamente come sono, cariche di 10 anni di scorribande newyorkesi e di esperienze già raccontate, nello splendore un po’ sbiadito dei loro 40 e più anni, e non cristallizzate nell’eterna adolescenza delle dive da fiction. Già il telefilm, da un certo punto in poi, aveva abbandonato la pretesa della cristallizzazione a-temporale, e aveva preso a far avanzare il tempo, e a far crescere le quattro protagoniste. Il film riprende il filo 3 anni dopo l’ultima puntata della sesta serie: è naturale che le rughe, sulla pelle e sul cuore, non risparmino nessuna; è naturale che, dopo un sospeso e relativo lieto fine, dopo la fine del testo, insomma, non possa che esserci un altro testo, altre avventure, altra vita, e non tutta facile.

I vantaggi della spensierata giovinezza si attenuano, e tre ragazze su quattro, ad eccezione dell’indomita Samantha, non hanno più voglia di far sesso in giro (smentendo così, solo in questo ancora spudorate, il principio ispiratore della serie). I difetti dei vari personaggi, invece, con la maturità si accentuano, e della spregiudicatezza degli inizi – anche in termini di linguaggio – resta un piagnisteo edulcorato; il termine “sesso” che infarciva tutti i discorsi è sostituito da “amore”, quasi fossero sinonimi, o quasi avessimo sempre capito male.

Non avevamo capito male, e il titolo dell’opera ne è la prova. Solo che nella serie i personaggi erano sempre stati al servizio del messaggio, icone sociologiche di stili di vita e comportamenti. Nel film, invece, scrostata la superficie delle griffe, della musica, delle scene luccicanti e delle battute a effetto, resta un messaggio flebile al servizio delle storie e dei personaggi. E’ un’evoluzione, forse, naturale e obbligata, dovendo trasformare una collezione di puntate da 20 minuti in un film di più di due ore che abbia un minimo di senso narrativo compiuto. Chi amò il telefilm, veda anche il film: si divertirà. Gli altri si astengano. In particolare uomini e puristi di cinema.

 

Sex and the City [Sex and the City: The Movie], di M. P. King
con S. J. Parker, K. Cattrall, K. Davis, C. Nixon, C. Noth, C. Bergen, J. Hudson, D. Eigenberg, E. Handler, J. Lewis, M. Cantone.
USA 2008

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