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Tre cose su Habemus Papam

di Ilaria Scala - 1/5/2011

La sfida è scrivere tre cose di Habemus Papam - almeno tre - che ancora non siano state dette né scritte. Non sarà affatto facile. Proviamo.

Primo. Nanni Moretti ha spostato il riflettore. Per la prima volta in un suo film, il cono di luce non illumina lui stesso, ma un altro attore (nello specifico, Michel Piccoli). Il regista più narciso d'Italia (e forse del mondo), che anche quando recita per altri è talmente protagonista e identificato con il suo personaggio da dare al film la propria "impronta autoriale", non è in alcun modo il protagonista. Anzi. Si ritaglia il ruolo di 'contraltare', utile per il confronto dialettico tra le certezze della religione, qui messe in discussione, e i dubbi, per lui fin troppo 'granitici', della psicanalisi. Si dedica alcuni siparietti narcisistici, fa la sua consueta bella prova d'attore, riserva al film i suoi momenti di maggiore leggerezza, ma è - grande novità, segno di modestia e discrezione verso un tema tanto importante - un personaggio assolutamente secondario.

Secondo. E' stato detto che Habemus Papam sia dopotutto una commedia. Dopotutto un corno. Non è una commedia per niente, a nostro modestissimo parere. E' un film drammatico, forte, che racconta con toni serissimi un'ipotesi dell'impossibile, un paradosso, una contraddizione teologica (se il Papa ha ancora la Fede, come può mettere in discussione la bontà della scelta di Dio caduta su di lui?), e la sdrammatizza - senza mai banalizzarla - con degli inserti di umanità e quotidianità, che anzi ne amplificano la portata, ché la vita contiene sempre, nello stesso minuto, dosi eguali di commedia e di dramma, il che - e questo è il miracolo - non inquina mai la commedia e non svilisce il dramma.

Nanni Moretti ha avuto un'idea grandiosa, e ha voluto costruirci su una storia alla sua maniera, con fantasia e originalità, senza preoccuparsi troppo - incosciente, magari, ma libero come pochi - della realtà politica, 'amministrativa' e soprattutto teologica di un conclave. Deve aver pensato - come tanti di noi - "Vorrei essere una mosca per essere lì, non visto, a vedere cosa fanno." E grazie alla finzione cinematografica si è fatto mosca, si è auto-imprigionato in Vaticano insieme ai cardinali, e ce li ha raccontati con creatività, quasi con affetto, e soprattutto con grande rispetto per la loro Fede nel mistero dell'elezione del Vicario di Pietro.

Terzo. Il rispetto, appunto. Non c'è spazio per nessuna polemica. La Fede di chi crede è rispettata pienamente, quasi addirittura invidiata. L'elezione è descritta come un evento davvero soprannaturale e sovrumano, deciso dall'alto, in cui tutti i cardinali credono senza riserve. I dubbi del Papa sono descritti come veramente assurdi e contraddittori come sarebbero nella realtà, devastanti e sconfortanti sia per il protagonista che per i suoi compagni. L'incontro del Papa con il mondo esterno - la nostalgia per la sua passione giovanile, il teatro - è descritto con delicatezza, magari in modo un po' semplicistico (specie quando si sottintende l'equazione 'crisi esistenziale = rimpianto per la giovinezza perduta'), ma mai scontato.

Ancora una volta, Moretti fa il film che nessun altro avrebbe saputo pensare e realizzare. Con attori perfetti (citazione d'obbligo al grande Michel Piccoli), grandi scenografie, ottima colonna sonora. Ma queste cose le hanno dette anche tutti gli altri. Non staremo a ripeterle noi.

 

Habemus Papam, di N. Moretti
con M. Piccoli, N. Moretti, R. Scarpa, J. Stuhr, M. Buy
Italia 2011

Un amico e affezionato lettore ci ha inviato la sua recensione di Habemus Papam pubblicata su Facebook. Riceviamo e volentieri linkiamo: http://www.facebook.com/note.php?note_id=10150262739843084

Leggi anche la recensione di Alessandro

 

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