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Fatene quello che volete

di Beppe Giuliano - 10/4/2005

Lo dico subito: La pace come un fiume di Leif Enger è un grande libro. Uno di quei libri che si è fortunati a leggerli. Fatene quello che volete.

Io e La pace come un fiume ci siamo incontrati per caso: un estratto del primo capitolo stava all'interno della relazione (molto bella, fra l'altro) tenuta in un'Officina di Bombacarta da Toni, un amico che me l'ha inviata. Quel testo m'ha colpito, sono andato a cercare il libro da Gutenberg (la mia libreria, l'unico in Alessandria a non essere un salumiere dei libri) e... il libro non c'era ma - coincidenza (?) - era lì il rappresentante di Fazi Editore. Mi prendo così un sacco di complimenti gratis (gran bel romanzo, davvero ottima scelta, ecc.) e, sul prezzo (1), anche il caldo suggerimento a leggere Il dolore di Manfred di Robert Mcliam Wilson, che con Fazi ha già pubblicato Eureka Street (non ho ancora letto nessuno dei due). Gli strappo la promessa di fare arrivare il libro di Enger al più presto.

"La differenza principale tra il romanzo del Settecento e quello che troviamo generalmente al giorno d’oggi - sosteneva Flannery O'Connor - sta nella scomparsa dell’autore."

Ecco, Leif Enger è tutt'altro che scomparso: è anzi ben presente nel suo libro e si fa sentire di continuo...

"Fatemi dire qualcosa..."

"Ecco quanto ho visto. Ecco quanto è successo. Fatene quello che volete."

"Se fosse qui per dare inizio al racconto, penso che papà direbbe..."

(leggiamo, per esempio, nel primo capitolo)

"Vi ho già detto prima che il pianale era un metro più in alto rispetto al resto del terreno? Avrei dovuto dirvelo prima: qui la cosa conta."

(a pagina 27)

"Non so neanche perché ne accenni qui – non è che poi ricompaia, con una spiegazione o una morale o qualche altro elemento significativo del racconto. Anche se dargli il compito di un’annunciazione è una tentazione forte. Sarebbe stato un buon messaggero, così esausto e disseccato accanto alle sue povere braci."

(a pagina 59, dove siamo addirittura chiamati a condividere una scelta - meglio, una non-scelta - dell'autore)

...e così via per tutto il romanzo fino alla frase finale che, qualcuno può averlo già intuito, è la ricorrente: "Fatene quello che volete."

Che altro? Be', l'argomento di questo libro ha strettamente a che fare con i miracoli.

"Un miracolo non è una cosa carina, è piuttosto un colpo di spada, dirà Enger più giù. Insomma, non è uno spettacolo da cabaret con la gente che mangia olive e beve gin-tonic, è un qualcosa che ti lacera, ti dilania. Enger si sofferma a descrivere qualitativamente il miracolo, come se l’avesse visto davvero. Anche se non abbiamo - credo - mai assistito ad un miracolo come quelli che descrive Leif Enger, si divorano le pagine del libro e si crede a tutto questo. Non perchè si sia pazzi o creduloni, ma perchè tutti questi accadimenti rappresentano un diverso modo di interpretare la realtà senza mai distaccarsene", dice Toni nella citata relazione.

Fatene quello che volete.

 

Alcune sottolineature

"Noi e il mondo, figli miei, saremo sempre in guerra.

La ritirata è impossibile.

Prendete le armi."

 

"Gli affari non sembravano interessarlo molto, tranne come argomento di conversazione, un’allegra conversazione, perché Lurvy amava viaggiare un po’ ubriaco. Su e giù per le autostrade americane, era riuscito a non vendere aspirapolvere, pentole, farmaci brevettati, caramelle, gemelli, parrucche. (All’epoca non sapevo ancora tutto ciò, ma l’avrei appreso presto, in graziosi giri di parole, dal suo necrologio)."

 

"(un obiettivo dato ai ragazzi, diceva, da «adulti con l’immaginazione ormai distrutta»)."

 

"Della mangiatoia non rimaneva più nulla se non i sostegni neri e dritti, la cui gelida solidità li faceva assomigliare a una giuria di puritani."

 

"«Dove credi di andare?» chiese il dottor Nokes. Penso temesse che l’infermità avesse danneggiato l’area del cervello di papà preposta al buon senso. «Cos’hai per guidarti?»

E papà, con le sopracciglia sollevate, pregustando la risposta imminente, disse: «Ho il fondamento delle cose che si sognano. Ho la premonizione di quelle che non si vedono.»

Il dottor Nokes gli disse senza tanti giri di parole che era un pazzo. Papà scoppiò a ridere forte."

 

"Una volta in viaggio, è curioso come la fede faccia presto a svanire. Inizia a somigliare a qualcos’altro – all’ignoranza, per dirne una. La stessa cosa accadde agli israeliti. Certo, è un po’ da deboli, ma qualche volta uno preferirebbe avere una mappa."

 

"Quello che posso dire è che avevo la sensazione di camminare su un antico campo di battaglia dove aveva vinto la parte sbagliata."

 

(1) Espressione piemontese per dire "senza costi aggiuntivi" (ndr).

L. Enger, La pace come un fiume
Fazi Editore, Roma 2002

Per la scheda del libro: www.fazieditore.it/catalogo/categorie/scheda_libro.asp?id=367 

Per leggere il primo capitolo: www.fazieditore.it/freepdf/fazieditore367.pdf 

Per la recensione di RaiLibro: www.railibro.rai.it/recensioni.asp?id=10

Per l'Officina di Bombacarta: www.bombacarta.it/laboratori/officina.asp  

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