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L’efficacia e la sintesi del riccio, animale tenero e disciplinato

di Beppe Giuliano - 2/7/2012

Davide Mattiello ha scritto un piccolo libro robusto che si chiama La mossa del riccio. Al potere con tenerezza e disciplina (Add Editore, 2011).

Giusto per dare alcune coordinate:

- “da anni Davide Mattiello è la forza motrice di un movimento di educazione alla legalità, difesa dei più deboli, lotta alle mafie e alle ingiustizie. Instancabile animatore di eventi, incontri, dibattiti in tutta Italia, è un personaggio carismatico capace di essere leader e punto di riferimento” (dal sito Feltrinelli);

- “attraverso gli insegnamenti di Danilo Dolci, Gandhi, Norberto Bobbio e i Wu Ming si rivolge a quanti siano interessati alla responsabilità di governare “con tenerezza e disciplina” (da Il fatto quotidiano);

- “il pamphlet è un impasto tra riflessioni di cultura politica e impegno civile in prima persona, che Mattiello racconta e nello stesso tempo interpreta, con tono visionario e insieme molto concreto, come è stata la sua esperienza di attore politico e sociale (e politico in quanto sociale) in questi anni, a Torino, soprattutto. La frase del libro, per me, è: La democrazia è cultura della sobrietà, del limite e della disciplina.” (dal blog di Pippo Civati).

Io, personalmente, quando ho sottolineato il libro ho aggiunto anche la domanda che si accoda a questa frase, e che non è insignificante: “come impararla?

 

Davide Mattiello il libro l’ha presentato giovedì 24 maggio 2012 a Rivalta Bormida, non una scelta casuale, dato che è il paese natale di Norberto Bobbio (che infatti a Rivalta, come si dice, “riposa”). E infatti la serata si è conclusa con lui che ci fotografava, a noi rivaltesi, tutti sotto le fotografie del Bobbio privato, compaesano, che abbiamo appeso nella sala degli incontri di Palazzo Bruni.

La sua presentazione, spettacolarmente teatrale, e pure molto “asciutta”, si è avviata da una riflessione sul potere che difficilmente, quando è davvero tale, è al servizio del bene comune, anzi normalmente “è intriso di sangue”, e c’è da soffrirne, ma non da stupirsi, perché questo è il potere.

E se, come si dice nel libro, ci sono cose che a «farsene una ragione», ti riducono disumano, subito si passa alla domanda cruciale: il «potere buono» esiste?

Perché se non esiste, la traduzione in programma politico di questa rassegnazione (Mattiello dice: la rassegnazione è un lusso che non possiamo permetterci, “non ci sono né scorciatoie né spazio per la rassegnazione”) porta o all’orizzonte di una società senza ordine costituito o all’orizzonte di una permanente alterità conflittuale fra ordine costituito e impegno. Sentirsi sempre ospiti in casa d’altri.

Mentre lo spirito che deve animare una democrazia si alimenta di almeno una convinzione: che il potere possa essere esercitato in modo tale da generare giustizia e libertà. Fondamento non scontato in una storia che ha piuttosto convinto del contrario e cioè che il potere è esercizio della volontà prevaricatrice di chi è più forte. Questa convinzione fondante vince invece quando adulti in posizione di potere testimoniano ai giovani che quel potere è al servizio del bene comune.

Noi abbiamo incontrato buoni maestri (il paese natale di Bobbio, non una scelta casuale, come dicevo).

 

Allora si tratta di capire come diventare più capaci di costruire una forza sociale e una forza economica che diventi forza politica per “rinegoziare spazi di visibilità”.

All’interno della nostra “democrazia relativista” (una cosa che credo Mattiello non sapesse, venendo a Rivalta, è che pochi chilometri più in là è cittadino onorario di Alice Bel Colle, Gustavo Zagrebelsky), dove nessuno di noi ha “tutte le verità in tasca”, dobbiamo trovare “compromessi”, “mediazione”, “prudenza”: tutte parole belle.

 

La cosa più difficile e pericolosa è senz’altro l’atto del decidere, dell’ordinare (...) e ordinare è necessario, perché produce il «bene-spinoso-dell’organizzazione-sociale».

Dunque bisogna farlo. Bisogna che lo si faccia. Bisogna che ci si prepari a farlo.

Molto del nostro impegno infatti è volto a incoraggiare i giovani a entrare dentro le istituzioni, a fare politica, ad assumere ruoli di responsabilità nella gestione del potere.

L’invito forte, della serata, di tutte le serate che l’autore fa in giro per l’Italia, soprattutto il messaggio che ci dà con le azioni delle sue iniziative, è perciò di “decidere di restare, e restare in maniera intelligente” (oltre che attiva), perché la forza (anche collettiva) ci può venire solo se ognuno di noi è capace di compiere “scelte che marchino la sua tavolozza dei colori” (fra l’altro: una immagine motivazionale - mi scuso per il termine - che se Mattiello la vendesse ai tanti che propongono, invece, stereotipi banali, ci raccoglierebbe belle risorse per le sue prossime iniziative).

Restare per prepararci a quel segmento di esercizio della volontà popolare che è la sintesi della decisione. L’efficacia della decisione.

  

D. Mattiello, La mossa del riccio. Al potere con tenerezza e disciplina
Collana ADD!, Add Editore, 2011

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