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A spasso nella biografia di Londra

di Beppe Giuliano - 26/7/2005

Semplicemente, non mi pare possibile spiegare Londra, tanto più che ci sono stato una volta sola, e non per molti giorni, anche se da allora sogno di tornarci, e fermarmici. Però ci sono le parole scritte, ad aiutarci, come sempre succede (le parole scritte sono un gran bell’aiuto, nella vita, no?).

Per esempio quelle di Peter Ackroyd, che le ha dedicato una biografia (sì, proprio una biografia) chiamata appunto Londra, edita da Frassinelli.

Un libro da visitare girandoci abbastanza casualmente, passando da un quartiere all’altro portati dai piedi, o magari dall’underground (come fa, in un altro bel libro, il mio concittadino Alex Roggero, che lì si è fermato davvero: il suo libro si chiama Il treno per Babylon. Giro del mondo in underground, pubblicato un paio di anni fa da Feltrinelli Traveller).

Ah, ecco, anche se ci sono stato solo una volta, e non per molti giorni, un’idea di Londra me la sono fatta. Che è la città più bella del mondo, perché i piedi (e l’underground) ti portano sempre in mondi tutti diversi fra loro, e che stanno vicini: a volte basta girare l’angolo per passare da uno all’altro.

Abbastanza casualmente ho girato per il libro di Ackroyd, e ho trovato (anche) questo:

Un viaggiatore settecentesco notava che «se le città dovessero prendere il nome dalla prima parola che saluta un viaggiatore al suo arrivo, Londra dovrebbe essere chiamata 'Damn it' (Accidenti!)». All’inizio del ventesimo secolo si sarebbe chiamata 'bloody' (maledetta) e oggi 'fucking' (del cazzo).

 

[...]Verso la fine del Quattrocento, St. Giles era ancora il custode dell’anticamera della morte: tutti i malfattori sul percorso verso «l’albero di Tyburn» si fermavano alla 'Resurrection Gate', una taverna di St. Giles opportunamente battezzata così, dove gli veniva offerto un boccale di birra per confortarli nel viaggio.

[...]Quella bevuta finale nel cerimoniale del trasferimento era appropriata pure in un altro senso, perché la parrocchia era celebrata o condannata, secondo i gusti, per il numero di taverne e il tasso di ubriachezza. Il 'White Hart', aperto nel Duecento, sopravvive nel nome quasi all’angolo di Drury Lane, ma molti altri sono caduti nell’oblio - il 'Maidenhead' in Dyot Street, l’'Owl Bowl' in Canter’s Alley, il 'Black Bear', il 'Black Jack', il 'Black Lamb', il 'Vine and the Rose'. Il 'Maid in the Moon', a fianco di Drury Lane, è stato ora curiosamente sostituito dal 'Moon Under Water' lungo Charing Cross Road.

 

Londra era una città di insegne. Un tempo un palo drappeggiato con stracci rossi era l’insegna di un barbiere-chirurgo che poteva salassare i clienti nei suoi locali, poi più tardi lo straccio rosso si trasformò in una striscia rossa, finché divenne l’insegna tradizionale dei barbieri nei secoli successivi.

Quasi ogni casa, e certamente ogni attività commerciale, aveva la propria insegna, e così le vie della città erano una foresta continua di immagini dipinte: «Fior di Giglio... Alla Testa del Corvo... Il Cappello del Cardinale...». Si incontravano immagini di orsi in catene e soli nascenti, di angeli e navi in mare, di leoni rossi e campane dorate. C’erano anche semplici indicazioni di residenza. Per esempio, Mr. Bell poteva appendere l’insegna di una campana fuori dalla propria casa. Ma si trovavano anche conosciutissime - pur se un poco sorprendenti - congiunzioni nelle insegne dei pub, quali 'Il cane e la graticola' o 'Le tre suore e la lepre'. C’erano pure attribuzioni curiose: come sottolineava Addison, «ho visto una Capra appesa sopra l’uscio di un profumiere, e la testa del re di Francia in un negozio di spade e coltelleria».

Si scoprì che i «corridori» di Bow Street (un ufficio di polizia che funzionava come una specie di quartier generale contro il crimine) ricevevano denaro e merci mentre si riunivano con i «cattivi» nelle taverne [...] Robert Peel riuscì a sostenere il progetto di istituire una forza di polizia organizzata e centralizzata [...] Nel 1829 la sede della «Nuova Polizia» fu stabilita in un piccolo cortile di Whitehall chiamato Great Scotland Yard, con una forza di circa tremila uomini organizzati in diciassette sezioni. Questi sono gli agenti che si vedono nel dipinto della sede del Covent Garden, con i loro cappelli neri e le divise blu a coda di rondine. Poco popolari nelle strade della città, erano chiamati «Diavoli blu»: quando, nel 1832, un connestabile di polizia disarmato fu accoltellato a morte vicino a Clarkenwell Green, la giuria del coroner registrò un verdetto di «omicidio giustificabile». Le guardie provenivano dalla stessa classe e dallo stesso ambiente dei ladri: in tal senso si riteneva potessero tentare di controllare e arrestare la propria gente. Come i «corridori» prima di loro, erano pure esposti all’accusa di ubriachezza e immoralità. Ma questi reati erano puniti con il licenziamento in tronco, con il risultato che, secondo la 'London Encyclopaedia', «dopo quattro anni ne rimaneva meno di un sesto degli originali tremila». Chi sopravvisse fu chiamato 'bobby' dal nome di Robert Peel.

 

E la città, incorporando più denaro, e credito, crebbe stabilmente. Si estese a est e a ovest: nel 1715 fu ideato il piano di costruzione di Cavendish Square nonché di alcune strade a nord di Tyburn Road; poi vennero Henrietta Street e Wigmore Road, il cui sviluppo stimolò la straordinaria crescita di Marylebone. Nel 1730 nella parte occidentale nacque Berkeley Square, nell’orientale furono costruite Bethnal Green e Shadwell, e ancora a occidente Paddington e St.Pancras... Nel 1735 fu cintato Lincoln’s Inn Fields e, quattro anni dopo, il sempre più squallido Stocks Market fu spostato dal centro della città. Nel 1757 vennero demolite le case sul Ponte di Londra e, nello stesso anno, eliminati i cancelli della City, per agevolare un più libero accesso al centro [...] L'Editto per la Pavimentazione di Westminster, del 1762, inaugurò una legislazione per l’illuminazione e la pavimentazione in tutta la città.

E il Ponte di Westminster, inaugurato nell’inverno del 1750 con accompagnamento di trombe e timpani. Le sue quindici arcate di pietra si stendevano attraverso il fiume creando un «ponte di grandiosità». Esso esercitò un effetto decisivo sull’aspetto della città in un altro senso, perché i suoi committenti persuasero il Canaletto a visitare Londra per dipingerlo.

 

«Più di un terzo dell’intera area londinese» è a prato, a terreno coltivato e a bosco deciduo. Nei primi anni del settecento Hyde Park era sostanzialmente una parte di aperta campagna che premeva sulla zona occidentale della città. Camden Town era ben nota per le sue strade «campestri, le vie fiancheggiate da siepi e i bei prati» dove i londinesi cercavano pace e aria buona.

Oggi esistono molti giardini «segreti» dentro la stessa City, vestigia di vecchi sagrati che riposano fra i lucidi edifici della finanza moderna. I nomi delle vie testimoniano la natura rurale della Londra che fu. Cornhill, ovviamente, indica «la collina dove cresce il granturco»; Oat Lane e Milk Street, vicolo Avena e via del Latte - parlano di campagna. Cow Lane, vicolo della Mucca, non era un luogo di pascolo, ma «un viottolo attraverso cui andavano e venivano dalla pastura»; esistevano non meno di tre Hog Lane, vicolo del Maiale.

 

Una delle più allegre origini del termine cockney è coquina, la parola latina per cucina.

 

Di recente è stata ritrovata, vicino a Old Kent Road, una spilla romana di diaspro, su cui era incisa la testa di Sileno, il satiro ubriaco tutore di Bacco: non si poteva scoprire migliore divinità di Londra.

 

Sul libro di Peter Ackroyd: http://www.internetbookshop.it/ser/serdsp.asp?shop=1&c=EUCR53X3PNCXV

Sul libro di Alex Roggero: http://www.internetbookshop.it/ser/serdsp.asp?shop=1&c=JPHNKPOKO17MS

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