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Con questo articolo inauguriamo una serie, ovviamente NON periodica, di articoli sugli USA.

Da parte di un nostro corrispondente che abita a LA e che vuole raccontarci gli USA con il suo sguardo profondamente italiano, per tentare - prima di tutto - di capirli lui stesso, e poi di farli capire a noi.

Riuscirà nell'impresa? Chissà... Di certo, ha scelto di cominciare dalle cose semplici: il cibo.

Un marchigiano negli USA - Capitolo Primo

Cibarsi a Los Angeles

di Giovanni Bagnara - 2/10/2006

"L'ammercano" rispetta l'italico per poche cose, ma di certo una di quelle e' il nostro cibo, anzi la nostra cucina. Nell'immaginario dell'americano medio e upper class noi siamo migliori dei Francesi, anche perchè i "Galletti" sono davvero poco amati qui. Quando abbiamo vinto il campionato del mondo di calcio, gli Americani sono stati contenti per noi ma soprattutto per la sconfitta dei Francesi!

(Ho esagerato un po', e non devo andare fuori tema. Anzi fuori capitolo 1).

Dovrei parlare di cibo, ma vorrei parlare soprattutto di abitudini alimentari degli USA, della loro quasi totale assenza di tradizioni culinarie, con qualche rara eccezione.

Da una rapida indagine da me condotta per la strada, su circa 100 persone intervistate solo una signora nera sui 70 anni ci ha detto che aveva una ricetta tipica per il periodo natalizio... solo lei! In Italia ogni 50 km si trova una diversa ricetta per ogni singola ricorrenza!

L'abitudine alimentare americana nella sua accezione deteriore e' piuttosto conosciuta in Europa, ed e' tristemente vera. La "cucina" è grassa, ridondante di unto e di trigliceridi, e il colesterolo cattivo che danza nelle pietanze a base di carne e' visibile a occhio ignudo!

L'obeso medio americano della California può stupire, perchè si accetta così com'e' senza sorprendersi, e azzanna un super sandwich con il classico hamburger oppure un "burrito" con la stessa "leggerezza" con cui guarda l'ora sul proprio orologio! Insomma, più si e' sovrappeso più ci si esibisce in morsi avidi alle fermate del bus, madidi di sudore e di untuosa voluttà per una piccante tortillas guacamole con chiles (l'influenza mexicana - ...ops: si dice "ispanic", se non si vuole essere tacciati di "racism"... - e' piuttosto marcata a L.A.).

Tornando alla cucina italiana, più di metà dei ristoranti italiani di L.A. sono "farlocchi", nel senso che forse in un lontano o recente passato erano gestiti da Italiani, ma ora sono americanamente esibiti alla moltitudine di affamati di tutte le origini e culture che vogliono concedersi un piatto di pasta o una pizza di dubbia commestibilità (per un italiano, s'intende).

Della pizza e' così facile parlar male in tutto il resto del mondo, che su quella statunitense sarò breve ma inevitabilmente critico. Please, diffidate a L.A. dei ristoranti italiani che - da fuori - facciano un'ottima impressione per condizioni igieniche, e il cui menù non sia tradotto quasi totalmente in corretto italiano. E' altrettanto importante che vi siano serviti esclusivamente piatti italiani, altrimenti, come diceva Totò in un suo famoso film... "Desisti!" (Del resto, una parte crescente di Americani è ormai decisamente convinta che la pizza sia stata inventata negli USA con Pizza Hut, un po' come per il telefono, inventato, secondo loro, da Alexander Graham Bell invece che dal buon Antonio Meucci da San Frediano.) Si mangiano ottime pizze fatte da Italiani sia a San Francisco che a New York, ma non a L.A., forse perchè qui non c'e' una Little Italy con una vera e tradizionale comunità italiana.

Cibarsi vuol dire anche bere: su tale argomento si schiude un mondo "WASP" (White Anglo-Saxon Protestant) proibizionista e "deeply" puritano! In qualsiasi locale gli alcoolici possono essere serviti solo a maggiorenni in possesso di ID, e neanche i cinquantenni brizzolati sono esentati dal dimostrare la loro età: il documento viene chiesto indistintamente a tutti.

Un cenno doveroso sulle abitudini termiche degli Americani, non solo di L.A., ma anche della East Coast: essi sono avvezzi a sorseggiare bevande rigorosamente ustionanti come caffé, tè e altro in enormi bicchieroni cartonati che - data la temperatura - rilasciano uno spiacevole aroma cartaceo; come quando si addenta voracemente una succulenta pizza bianca con aglio e rosmarino passeggiando per le vie di Roma e sfortunatamente della cellulosa diventata carta finisce nel bolo.

Sul vino rosso servito fresco e sulla birra gelida servita in ristoranti con aria condizionata polare gentilmente versata in bicchieri appannati per il freddo perchè tenuti in congelatore come le nostre vodke alla frutta (questa frase l'ho scritta tutta d'un fiato per il freddo che sento al solo pensiero), non posso dilungarmi oltre: e' un fatto. Sul tema "Ghiaccio" ci sarebbe da dire molto: e' facile incontrare sulle spiagge californiane giovani, famiglie e coppie di anziani che trasportano enormi frigo portatili pieni di ghiaccio e bevande da mantenere a temperature bassissime. A loro piace così perchè fin da piccoli sono abituati così. Anzi non riescono a farne a meno.

Vi chiederete se si salva qualcosa del cibo degli Americani, delle loro abitudini, del loro modo di trattare i clienti. Certo che sì. C'e' una parte crescente di americani che e' "healthy" e per l'alimentazione si rivolge ai numerosi ristoranti giapponesi e ai supermercati "organic" (cioè biologici), o fa acquisti ai mercatini biologici rionali. Ce n'è uno su Pico boulevard, in direzione Santa Monica beach, ove il mercoledì ed il sabato mattina si possono acquistare frutta e verdura, erbe, spezie, tutto rigorosamente "organic" e di qualità davvero eccellente. E tutto prodotto in California.

Nel mercatino - che è all'aperto - e' vietato fumare!

Vicino al mercatino c'e' un'ampia area attrezzata dove e' possibile praticare gli sport preferiti dagli Americani (basketball e un prato per giocare a baseball) e far divertire i bambini più piccoli con gli scivoli e le altalene, che sono giochi anch'essi un po'... biologici! Un tipo di divertimento d'altri tempi... come i sapori dei cibi "organic". In questo posto tutti sono gentilissimi, e si ricorderanno di voi quando tornerete a fare la spesa la settimana prossima. Mostrano un'umanità e un calore inusuali qui, e che si trovano in poche altre parti di Los Angeles, come ad esempio nelle librerie e nei negozi di musica... ma questa e' un'altra storia, e la racconteremo in un altro capitolo.

A tutti vuoi Buona California e Buon appetito! 

 

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