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Ozpetek approda "al di qua" di Ilaria Scala - 9/3/2007 Torna Ozpetek con un altro film intimista e d’atmosfera, Saturno contro. E tornano, con lui, i personaggi variegati a cui è impossibile non affezionarsi, i luoghi protagonisti con la loro forza evocativa (ancora Roma e i suoi percorsi incantati: piazza di Pietra, il gazometro, piazza Navona, una villa a San Felice Circeo), la colonna sonora multietnica (ancora motivi turchi, e i temi originali di Neffa, e alcune interpretazione inconsuete e bellissime, come Je suis venue te dire que je m’en vais cantata da Carmen Consoli). Questa volta, con un’inversione di tendenza rispetto al precedente Cuore sacro, vi è un gran dispiego di forze (di energie, di effetti empatici, di emozioni) per dire cose abbastanza piccole (ma saranno piccole, poi, davvero?): un evento triste e improvviso offre il pretesto per mettere a fuoco i rapporti tra alcuni amici di vecchia data, e ne svela l’assolutezza, le incrinature, l’insostituibilità. A significare che la famiglia non è quella di nascita, bensì quella che ci si sceglie, e che, proprio per il fatto di averla scelta, ogni suo membro ha il diritto e il dovere di interferire nella vita degli altri, di gioire delle altrui gioie e soffrire dell’altrui dolore, anche più naturalmente – per paradosso – di quanto avvenga nelle famiglie naturali. Non c’è neanche bisogno di mettere sul tavolo i pacs, perché la questione – appena accennata - si risolve da sé, grazie all’affetto reciproco e al buon senso. Né serve a qualcosa, ormai, presentare le coppie omosessuali come colorite e trasgressive declinazioni di umani sodalizi: sembrano passati secoli dallo spirito allegro e clandestino che pervadeva Le fate ignoranti, le coppie gay sono integratissime nel gruppo, condividono una casa alto-borghese con il letto matrimoniale in mogano e le tende in lino, e vivono meno turbamenti interiori delle coppie etero o dei single. Se Le fate ignoranti sono lontane nel tempo, Il bagno turco è lontanissimo: la fattura del film è ancora preziosa, la regia è sempre più completa e sapiente; gli attori, trattati con affetto dalla sceneggiatura e dalla macchina da presa, danno il meglio di sé. Ma i contenuti, quelli più profondi, sono come sbiaditi. Il modo di Ozpetek sembra transitato “al di qua”. E non siamo sicuri che sia un bene.
Saturno contro, di F.
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