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Un mondo di idioti

di Alessandro Borgogno - 28/9/2008

Non c’è dubbio ormai che il mondo che i fratelli Cohen ci propongono ad ogni film, sia che si tratti di di film serissimi e drammatici come il penultimo magnifico e giustamente pluripremiato Non è un paese per vecchi, sia che si tratti di esilaranti commedie come l’ultimissimo Burn after reading – A prova di spia è un mondo che ha alcune costanti riconoscibili.

E’ anzitutto un mondo popolato di idioti, di persone vacue e superficiali. E’ poi un mondo dove ciascuno si concentra e agisce per i motivi più futili, e con le sue azioni provoca spesso conseguenze tragiche, grottesche o grottescamente tragiche, sempre senza essere mai in grado di riconoscere le proprie responsabilità né di controllare gli effetti dei propri atti scellerati, anzi spesso reiterandoli fino ad ingigantirne a dismisura la portata. Altra costante: la vita e gli avvenimenti sono regolati e scanditi quasi esclusivamente dal caso. Per caso ci si salva, per caso si muore, per caso i personaggi possono incontrarsi oppure non incontrarsi affatto, e sempre per caso alcune cose finiscono per risolversi mentre altre si concludono nei modi più nefasti.

Nessun ordine, nessuna regola, nessuna giustizia superiore né alcuna consolazione.

E perfino quando alla fine gli avvenimenti sembrano almeno pareggiare i conti (vedi il finale de L’uomo che non c’era, quasi una summa del Cohen-pensiero su queste tematiche), anche in quel caso è un pareggio beffardo, sempre dettato dal caso, con la stessa probabilità di accadere di qualsiasi altra combinazione di eventi.

Il pretesto, in quest’ultima commedia, è il ritrovamento fortuito delle memorie di un ex agente della CIA (un sempre ineccepibile John Malkovich), a partire dal quale si scatenano una serie di tentativi di ricatto e intrecci personali fra le coppie (“Qui tutti vanno a letto con tutti” dice a un certo punto un funzionario dei Servizi quando tenta di spiegare la situazione al suo superiore), in un susseguirsi di dilettantismi e fatali casualità che portano sempre alle conseguenze più disastrose.

Intendiamoci, i fratelloni in questo caso hanno confezionato un puro divertissement, senza grosse pretese e soprattutto senza aggiungere nulla di nuovo alla loro cinematografia e alle loro tematiche ricorrenti. L’hanno però confezionato, come sempre, con uno stile impeccabile, con un gusto per la messa in scena e per il grottesco difficilmente riscontrabili in altri cineasti. Chiamano al gioco grandi attori e questi stanno al gioco con gusto e autoironia impeccabili. Tutti bravissimi, e su tutti Brad Pitt, al quale i Cohen regalano il personaggio migliore, cioè il più terribilmente idiota.

E in ogni caso, anche in scherzi come questo, i fratelli non rinunciano alla loro maestria nella sceneggiatura e nella messa in scena delle situazioni anche narrativamente più complesse con una apparente leggerezza che lascia sempre sorpresi per la compattezza formale, nonché per le improvvise soluzioni ellittiche sempre più coraggiose di quanto possa sembrare. Saltano a piè pari alcuni passaggi narrativi cruciali senza farceli vedere e riportandoceli poi in una riga di dialogo successiva, quasi a sottolineare come l’importanza delle cose e degli avvenimenti sia sempre relativa. Intrecciano coincidenze intricatissime ma riescono a non farci mai perdere il filo, e controllano la meccanica di alcune scene madri con una maestria invidiabile. Valga per tutte la scena del fatidico incontro fra Pitt e Clooney (che naturalmente non vi riveleremo) dove lo svolgimento ci nasconde deliberatamente alcuni passaggi fondamentali o ce li fa solo intuire mascherandoli sotto altra forma, ma per capire i quali dobbiamo ripensare alla scena, anche a prima che questa inizi, e ragionarci confrontandola con le reazioni successive dei personaggi per riuscire a ricostruire, forse mai del tutto completamente, l’esatto svolgimento dei fatti in tutti i suoi particolari. Un gioco sottile e acuto, che ci rivela come i Cohen abbiano, a dispetto di gran parte del cinema americano, una considerazione e un rispetto quasi temerari per il loro pubblico, e forse in questo rimangono fra i pochi a considerarlo assai diverso dai personaggi che descrivono, cioè ancora non totalmente idiota.

La frase: “”Mi faccia un rapporto” “Quando?” “Quando … quando tutto questo avrà un senso”.

 

Burn after reading – A prova di spia, di E. e J. Cohen
con J. Malkovich, G. Clooney, F. McDormand, B. Pitt, T. Swinton
USA 2008

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